Altri articoli sul numero 58 Andrea Rovai, Andrea Dezzani e molti altri lettori si lamentano per le difficolta' incontrate nel tentare di far riparare schede o periferiche non Commodore, anche quando esiste un distributore italiano. Il problema e' accentuato dalle economie su materiali e lavorazione meccanica ormai macroscopicamente evidenti in tanti prodotti anche costosi, ed e' la spia di un modo di funzionare del settore informatico che deve essere ben chiaro al momento di fare acquisti; chi ha un po' di esperienza non puo' evitare di dispiacersene facendo il confronto con i prodotti "indistruttibili" di qualche anno fa. La maggiore fragilita' meccanica di computer e periferiche e' l'inevitabile conseguenza della riduzione di prezzi e vita utile programmata, e del fatto che la percezione del valore di un computer si basa su altri parametri rispetto a solo 10 anni fa. Allora i parametri di qualita' erano solidita' e durata, e si tollerava la necessita' di chiamare il tecnico ogni tanto per sostituire le parti soggette a usura, pulire contatti, cambiare pile ecc. Oggi prestazioni e ingombro vengono di gran lunga prima e non c'e' richiesta per oggetti con parti durevoli ma costose, soggetti ad andare fuori servizio periodicamente, che finirebbero rapidamente superati sopravvivendo inutilmente al loro scopo. Il ricordo degli sprechi di materiale e denaro degli anni scorsi e' ancora ben vivo in molti appassionati e professionisti e li spinge verso l'estremo opposto. Oggi si cerca la spesa minima per ottenere una certa funzionalita', non finezze come la goffratura delle cinghiette (per compensare la variazione di coefficiente d'attrito dovuta all'invecchiamento della gomma) o l'uso di ventole con cuscinetti di precisione "long life" (per ridurre rumore e surriscaldamenti). La situazione e' peggiore per le parti meccaniche, perche' a differenza di quelle elettroniche la riduzione dei costi significa quasi sempre abbassare la qualita'; eccessive economie sulle schede elettroniche si traducono invece in usura precoce. Il motivo per cui e' cosi' difficile ottenere la riparazione di una scheda di una certa complessita' dipende dal modo in cui oggi vengono prodotte, molto diverso rispetto al passato. Normalmente, quando un progetto e' pronto per la produzione, aziende come GVP, Supra, VillageTronic ecc. passano in blocco schemi, disegni e procedure di collaudo ad un grande stabilimento specializzato, di solito orientale, dotato di attrezzature fantascientifiche. Dopo qualche tempo tutto ritorna indietro accompagnato dalle schede pronte e collaudate, che spesso contengono chip custom prodotti o programmati in contemporanea e nell'esatto numero. La ricerca e la riparazione degli eventuali difetti di fabbrica e' stata effettuata interamente a macchina nello stabilimento stesso servendosi di file di test (assomigliano a listati di un programma) generati con un CAD dal progettista della scheda. La scheda in prova viene appoggiata su un letto di elettrodi, che pilotano ogni pista con stimoli e prelevano i segnali di risposta per confrontarli con quelli corretti. Le piste e piazzole apparentemente inutili che si vedono su molti circuiti stampati servono proprio per consentire il contatto con gli elettrodi dell'apparecchiatura ATE (Automatic Test Equipment). Se il file di test e' stato realizzato correttamente, i sistemi piu' sofisticati sono in grado di visualizzare sul monitor del tester l'immagine del componente difettoso, la causa del difetto (in corto, inserito a rovescio, pista interrotta...) e la procedura per ripararlo. Il costo di un sistema ATE adatto alla diagnosi di schede veloci parte dal mezzo miliardo di lire per i modelli semplificati, e solo le aziende piu' grosse e famose possono al piu' permettersene uno per servire tutta l'Italia. Non e' un grosso problema, perche' il montaggio SMD combinato a questo metodo di test abbatte il numero di difetti di fabbrica a livelli trascurabili. Il guaio nasce quando una scheda si rompe a causa di una scarica, una sperimentazione avventata, errori di progetto o materiali scadenti che col tempo si logorano. Quando viene rispedita al produttore, se il guasto non e' banale non resta che metterla in un angolo e aspettare il momento in cui lo stabilimento avra' riprogrammato le macchine per produrre e collaudare un ulteriore lotto di quella scheda. Le ditte piu' serie spediscono al cliente una scheda funzionante "in permuta" a prezzo forfettario; quelle piu' piccole promettono all'importatore sconti sugli acquisti futuri o altre compensazioni e gli suggeriscono usi alternativi per i resi (ad esempio come decorazione murale, fermaporte ecc); quelle poco serie contano su sfinimento e lontananza fisica del cliente. Riparare certe schede manualmente e' improponibile per i costi che comporterebbe come tempo e attrezzatura: per questo motivo anche gli schemi elettrici degli apparecchi ormai sono documenti interni che non vengono piu' forniti. Nel caso migliore per l'assistenza si realizzano opuscoli detti "servizi tecnici" che coprono gli aggiornamenti, i difetti noti e i problemi risolvibili in modo economico. In definitiva solo le schede (o i guasti) piu' semplici sono riparabili da un laboratorio tradizionale, che invece si limita a sostituire in permuta quelle "non documentate" ma di marca. Per tutte le altre schede (non solo quelle Amiga e non solo quelle economiche) manca una controparte che esegua una permuta o fornisca ricambi e schemi, quindi non resta che rottamarle. Bisogna prestare molta attenzione al tipo di assistenza tecnica garantita dal venditore: nella maggior parte dei casi per i prodotti importati direttamente o con marchio proprio cessa un anno dopo l'uscita dal listino del prodotto (questo e' il contratto base delle principali catene di informatica italiane). Anche gli hard disk sono soggetti a questa regola dell'usa e getta: benche' siano prodotti in quantita' da grandi industrie, i modelli cambiano con tale velocita' che difficilmente c'e' occasione di produrne un secondo lotto, ma alcune marche hanno cominciato a proporre garanzie estese, ad esempio di 5 anni per alcuni dischi Micropolis.